Tenuta "La Federica"

chi siamo,
la nostra storia

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La federica oggi

Produzione agricola, Ospitalità in campagna, Passione per i cavalli

Storicamente azienda agricola con produzioni di cereali e foraggi insieme all’allevamento di bovini e cavalli, oggi alla Federica offriamo anche ospitalitàristorazione e realizzazione eventi oltre ad un servizio di fecondazione equina e pensione cavalli.

L’antica costruzione a corte con la chiesetta dominata dalla torre fanno della Federica un piccolo borgo esclusivo dove tranquillità e natura realizzano un ambiente ottimale per trascorrere momenti lieti e riposantieventi fantastici e memorabili.

La Storia

della Federica

le tracce XV secolo

La Federica ha una storia che si perde nel passato remoto, tanto che l’origine del suo nome non è noto.

Qualcuno lo fa risalire addirittura a Federico Barbarossa, noto frequentatore della piana di Alessandria nel XII secolo ai tempi di Baudolino. E’ un’ipotesi piuttosto presuntuosa, anche se la presenza della Federica nel Catasto di Mons. Benedetto Zandrino Agrimensore, redatto nel 1691, con una pianta che non è molto differente dall’attuale, fa comprendere che si tratta di un insediamento molto antico, probabilmente già presente nel XV secolo.

Forse la località è stata prediletta ad altre per la presenza di acqua documentata dal verde delle piante e favorita dalla geologia del luogo che, sotto uno strato di terra e di ghiaia, si appoggia sul così detto greton, una marna antica presente nella valle del fiume Scrivia.

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Libro figurato di tutte le possesioni di Nove – La Federica
Redatto dall’Agrimensore Benedetto Zandrino, 1691
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Libro figurato di tutte le possesioni di Nove – Ingrandimento della Federica
Benedetto Zandrino, 1691

A partire dal XVIII secolo la Federica fu di proprietà della famiglia nobile genovese Negrotto Cambiaso, insieme ad altre proprietà nella località Merella per una estensione di circa 400 ettari.

La presenza dei Negrotto Cambiaso è testimoniata nella Cappella in fondo al viale di accesso, sotto la torre che emerge tra le cime dei cedri. Al centro della cappella si trova la lapide con lo stemma dei Negrotto Cambiaso, il leone e due cani protesi sulla scala, a ricordo dei legami che i Cambiaso avevano con gli Scaligeri di Verona.

Le proprietà agricole producevano non solo frumento, tipico prodotto della Frascheta, il nome della zona, ma anche orzo, patate, foraggio, ceci e fagioli, ed consistevano anche in una superficie importante di vigneti, che, raccontavano i vecchi, producevano non solo vino ma anche uva da tavola.

Le fondamenta

della tenuta

la struttura a corte chiusa

L’eredità dei Negrotto Cambiaso è importante poiché ebbero molta cura per la proprietà e le costruzioni, che estesero in modo funzionale ed elegante, conservando, tuttavia, l’impianto a corte chiusa, tipica delle cascine della zona.

Essi estesero l’edificio principale, realizzando anche una cantina molto ampia attiva sino alla metà del XX, e sopraelevarono la torre. Se si osserva con attenzione la costruzione è facile vedere che oltre a pilastri in mattoni buona parte della pareti sono in terra, un modo di costruire tipico della Frascheta da Novi a Gobbi diffuso sino agli anni ’50 del XX secolo.

Le case in terra, o trunere, venivano realizzate con una tecnologia piuttosto ben definita ed elaborata, possibile per la particolare struttura del terreno, ricco di ciotoli e argilla, che consente, impastato con l’acqua e battuto tra casseforme, di ottenere pareti di conglomerato con buona resistenza meccanica e isolamento termico, su cui si appoggiano volte a crociera e padiglione in mattoni e i tetti in coppi su capriate di travi nerborute e contorte. Unica eccezione la torre, che dall’alto della sua vecchiezza, è realizzata in pietra e mattoni e intirantata con chiavi in ferro.

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Stemma della Famiglia Negrotto Cambiaso nella Cappella
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Bed&breakfast-pagina-generale-la-federica-novi-ligure-03
Il giardino

Il Verde, Cuore Pulsante

della tenuta

Altrettanto importante è l’impianto del giardino, in cui svettano cedri ultracentenari tra tassi, ippocastani, tigli, aceri campestri, frassini e tanti lillà e peonie che durante la fioritura esplodono nel verde in macchie di colore; le rubinie o acacie riempiono come sempre nella zona gli spazi vuoti. Questa eredità arborea è stata raccolta da Agostino Gambarotta, che acquistò la proprietà nel 1905 dagli eredi Negrotto Cambiaso, e da suo figlio Giancarlo, oltre ai nipoti, attuali proprietari, impegnati a assicurare l’avvicendamento e l’incremento delle piante ad alto fusto.

Un impegno costante finalizzato alla conservazione del verde in una zona che un tempo fu ricca di gelsi, le piante dei bachi, o dei bigatti, i produttori di seta su cui si basava buona parte dell’economia novese nel XVIII e XIX secolo.